L'individuo eccellente supera la distinzione tra "inetto e genio", estirpando dalla società le caratteristiche che determinano tale contrapposizione, e rendendo effettiva la condizione per cui inettitudine e genialità si intrecciano all'interno di ogni singolo individuo. Di conseguenza, risulta impossibile discriminare e forzare una "parte" di qualcuno, perché se ne perderebbe inevitabilmente la parte complementare. Il passo obbligato, perché si verifichi questo superamento, parte dal presupposto di concedere agli individui il diritto di partecipare attivamente "alle scelte, alle decisioni e ai giudizi" che riguardano la loro esistenza, oggi prerogativa di "pochi eletti". "L'equilibrio di potere è infatti il mezzo che può mantenere l'armonia sociale in società così strutturate. In questo caso non si tratta dell'equilibrio di potere quale è stato teorizzato nella diplomazia internazionale del diciannovesimo secolo, ma va interpretato in termini di annullamento reciproco di forze opposte, come è esemplificato in fisica. L'armonia nasce dalla complessità, non dall'unità indifferenziata" (14) . E' decisiva, a riguardo, la tesi di Kropotkin, secondo la quale in una società senza governo l'armonia risulta dalla "continua acquisizione di equilibrio" tra un gran numero di forze e influenze, che si esplicano in una fitta rete composta da una infinita varietà, per tipo e dimensioni, di gruppi e federazioni . "L'alternativa anarchica è quella che propone la frammentazione e la scissione al posto della fusione, la diversità al posto dell'unità, propone insomma una massa di società e non una società di massa" (15).
Per il principio federativo anarchico, infatti, è possibile che gruppi e associazioni locali collaborino tra loro, in funzioni complesse, senza alcun bisogno di un'autorità centrale . Come è possibile che piccoli nuclei di individui collaborino per uno scopo comune senza un capo che ne diriga l'iniziativa, allo stesso modo e senza traslazioni esagerate, è possibile che grandi e grandissimi nuclei di individui trovino il modo di collaborare: è una questione di forza di volontà e desiderio di mettere alla prova le proprie capacità più che una impossibilità di fatto. "La conclusione che traiamo noi anarchici da queste esperienze è che qualsiasi attività umana dovrebbe avere origine in ciò che è locale e immediato, per poi organizzarsi in una struttura senza alcun centro e alcun organo direttivo, in cui si formano sempre nuove cellule quando quelle originarie si espandono" (16) . A supporto di questa idea è il caso di puntualizzare un aspetto della società contemporanea che vede aumentare, in concomitanza con l'indifferenza dei cittadini per le istituzioni, il loro interesse per l'organizzarsi in associazioni volontarie (17), caratterizzate da un grado minimo di istituzionalizzazione, che intervengono su "problemi specifici". Il fatto concreto su cui agire e la consapevolezza di "intervenire per cambiarlo" con il proprio contributo, si situano agli antipodi della partecipazione dei cittadini ad uno spazio pubblico ritenuto ininfluente di fronte agli interessi delle lobby di potere e dei politici che le sostengono . Il rapporto diretto, all'interno, fra i membri del piccolo gruppo sociale e, all'esterno, fra il gruppo e la realtà, legittima l'operato agli occhi della comunità . E' infatti più facile e spontaneo fornire il proprio attivo contributo ad una causa in cui si pensa di poter essere considerati utili e di cui si possono vedere, in pratica, gli effetti . Certo molto di più di una "chiamata alle urne" ogni quattro anni e poi "ognuno ritorni ai propri posti che lo spettacolo sta per cominciare".
Mi sembra, pertanto, inutile rimanere scettici sulle possibilità di miglioramento della società. E' comprovato da una serie infinita di insuccessi il fallimento dell'esercizio del potere centralizzato, burocratico e autoritario. Perché, a questo punto, non ipotizzare un tipo di organizzazione che decentralizzi il potere investendone le singole comunità ? (18)
"La nostra è una società nella quale, in ogni campo, a prendere le decisioni, a esercitare controlli, a limitare le scelte, è sempre un gruppo ristretto di persone, mentre la stragrande maggioranza della gente può solo accettare quelle decisioni, sottoporsi al controllo, restringere il proprio campo d'azione nei limiti delle scelte impostele dall'esterno" (19). Una società libera, invece, è carica di tensioni e di equilibri mutevoli, propensa alla varietà e alla spontaneità più che alla specificità e alla limitazione. L'obiettivo primario è rendere possibile lo "sviluppo autonomo della cooperazione" e "fare affiorare le particolarità individuali ed il senso comunitario" che abbattono i falsi valori del carrierismo e della sete di denaro. L'aspetto più significativo della vita umana, infatti, è "il bisogno di creare, di costruire e ricostruire, di aggiustare e rifare" negato, ai più, dalle condizioni della contemporaneità . Il "desiderio di essere padroni di se stessi" e di quello che si fa, viene prima di ogni cosa. Alla società, e quindi alla grandezza degli individui che la compongono, il compito di "garantire a tutti ciò che più di ogni altra cosa desiderano: la possibilità di rendersi utili" (20).
L'anarchia prevede un percorso di immediata comprensione, ma di difficile applicazione in un mondo che si organizza in maniera esattamente opposta . Ma ogni grande azione dell'individuo si è sempre fondata su una forte consapevolezza delle proprie capacità e sulla chiarezza degli obiettivi che si volevano perseguire, spesso in contesti a dire poco proibitivi.