A questo punto, credo sia necessaria una distinzione: se il pubblico ed il privato si contrapponevano, il pubblico ed il segreto, all'opposto, si contraddicevano. Il privato, infatti, lo spazio in cui si esprimevano la diversità e le capacità individuali del capofamiglia nella conduzione del nucleo familiare, di certo si contrapponeva al pubblico, al regno dell'uguaglianza e dell'omologia, ma non lo negava. Il pubblico ed il privato rappresentavano la convivenza di due opposti, due ambiti distinti che non esistevano separatamente. Il segreto, invece, l'agire al di fuori della dialettica dell'assemblea, contraddiceva il pubblico, negandolo nel tentativo di sostenere una politica aristocratica. Era il tentativo di prendere le distanze dalla collettività affinché il volere autoritario di pochi si imponesse alle scelte politiche nate dalla sfera pubblica. La segretezza, come caratteristica rilevante dell'agire politico antidemocratico, esigeva, da un lato, la totale soppressione di ogni spazio pubblico, di ogni luogo di raduno e di discussione della collettività, dall'altro, un clima di paura alimentato da false informazioni, al fine di gettare il popolo nello smarrimento, e, nel panico generale, erodere le difese della collettività democratica. Fomentare la discordia e la lotta servì, in gran misura, per instaurare la tirannide o una forma di potere oligarchico il cui tratto caratteristico fu quello di fare ricadere pericoli ed oneri sulla maggioranza, affinché i governanti si accaparrassero ulteriori ricchezze ed incrementassero il loro potere. Alla democrazia, che si sviluppava attraverso la trasparenza nei rapporti tra gli individui, si contrappose la pratica dell'oligarchica, occulta, segreta, indiretta, tendente ad assicurare la gestione politica a pochi, nei rigidi limiti di un'amministrazione del potere "privatistica".