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L'approccio "utopico" di impronta platonica, per cui ogni azione razionale deve avere un determinato fine, che tradotto in termini politici significa avere un modello della società alla quale aspirare, si contrappone all'approccio "gradualistico" di Popper che, piuttosto di anelare al bene perfetto, cerca di individuare e combattere i più gravi e più urgenti mali della società (se non esiste un criterio razionale in grado di stabilire quale sia la società perfetta, ne esiste di certo uno per stabilire quali sono i mali pubblici). Una lotta sistematica contro la sofferenza, l'ingiustizia e la guerra è destinata a riscuotere l'appoggio, l'approvazione e il consenso di una gran parte della popolazione più verosimilmente della lotta per l'instaurazione di qualche ideale. Il metodo gradualistico supera la grave difficoltà pratica di ogni ragionevole riforma politica, attuando il cambiamento attraverso l'uso della ragione, invece che della passione e della violenza. L'obiettivo è sempre la possibilità di raggiungere un compromesso ragionevole, e quindi ottenere il miglioramento con metodi democratici . In contrasto, il tentativo "utopico" di realizzare uno stato ideale, usando un modello globale di società, richiede un forte potere centralizzato di pochi, una dittatura che prima stabilisce un fine politico ultimo, e poi comincia a muoversi verso di esso . Qui sta la contraddizione tra pretesa iniziale e situazione finale, poiché è, senza dubbio, inevitabile che il fine sia considerevolmente modificato durante il processo della sua realizzazione, trattandosi non solo di azioni diverse che interagiscono imprevedibilmente fra di loro, ma anche di una realtà che ha come caratteristica fondante la mutevolezza e la precarietà. Il fine non sarà mai quello che ci si era posti all'inizio. Se si vuole restare davvero coerenti, è necessario che ad ogni uomo sia riconosciuto, se lo vuole, il diritto di foggiarsi da sé la propria vita, nella misura in cui non ne risulta impedito l'analogo diritto degli altri. Da un lato, quindi, il metodo gradualistico di costruzione del mondo sociale in cui molti errori possono essere eliminati mediante un lungo e laborioso processo di piccoli aggiustamenti, e dall'altro l'utopia platonica, che consegna intere comunità politiche nelle mani dell'irrazionalismo, i cui "adepti" vegliano nella disperata speranza di miracoli politici, fiduciosi nel sogno del mondo perfetto che gli hanno costruito nella testa. Se la fallibilità dell'individuo non gli consente di possedere un metodo per evitare che l'irrazionalismo produca i mostri della tirannide, certo gli permette di non arrendersi a quei mostri, e, grazie alla ragione, di insegnare, migliorare e difendere la libertà, il più grande dei suoi valori. "Le istituzioni politiche democratiche devono innanzi tutto preoccuparsi della salvaguardia della libertà, e in particolare della libertà di salvaguardare la libertà stessa, e quindi di prevenire una tirannia irrevocabile"(9). La democrazia deve fondarsi sulla fede nella ragione. L'insegnamento di Socrate è essenziale a riguardo : bisogna aver fede nella ragione umana, strumento universale di comunicazione, e, nello stesso tempo, guardarsi dal dogmatismo, diffidando sia di chi disprezza la teoria e la ragione, sia dell'atteggiamento trascendentale di idolatria del sapere . Ciò che conta è l'onestà intellettuale che nasce e cresce dall'autocritica e che permette di praticare la virtù della "dotta ignoranza", poiché lo scopo autentico della vita umana è la cura di sé, la cura dell'anima che domina il proprio corpo. La temperanza è lo stato ideale dell'uomo che permette di ragionare, di amare la verità, la gentilezza, l'umanità, la bellezza e la bontà. Sono queste cose che rendono la vita umana degna di essere vissuta. La ragione umanizza, rende possibile l'uscita dallo stato ferino di natura e permette  all'individuo di diventare un essere autosufficiente con un proprio valore intrinseco. Nel momento in cui si fonda la propria vita sulla ragione, ed attraverso la capacità di critica si avverte il richiamo delle responsabilità personali e, con esso, anche la responsabilità di cooperare all'avanzamento della conoscenza, è impossibile ritornare ad uno stato di implicita sottomissione alla magia tribale. "Per coloro che hanno assaggiato il frutto dell'albero della conoscenza, il paradiso è perduto"(10) .

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