A questo punto è necessario puntualizzare alcune critiche mosse all'approccio foucaultiano. In vario modo, ma con uno stesso obiettivo, Nancy Frazer, Charles Taylor e Jurgen Habermas evidenziano il fatto che al pensiero di Foucault manca "un'adeguata prospettiva normativa", nel senso che la "critica totalizzante" proposta, manca di criteri normativi per distinguere forme di potere accettabili e forme di potere inaccettabili . La forza delle argomentazioni foucaultiane può essere tale solo in relazione alle norme liberali che egli critica. "La critica deve salvare almeno un criterio sulla cui base intraprendere la critica del presente . E tuttavia quando la critica è totalizzata, quando la critica si rivolge anche a se stessa, di modo che ogni criterio razionale è messo in questione, allora si cade in una contraddizione performativa"(10) . E' il relativismo di Foucault ad essere criticato, ovvero l'idea che non ci sia alcuna base o posizione dalla quale si possa valutare o giudicare la mutevole gamma di regimi di potere-sapere . Secondo Foucault, viceversa, parlare di "fondamenti normativi" significa "normalizzare", significa soccombere al principale pericolo della "società disciplinare" . Egli rifiuta di parlare a nome di qualsiasi norma che implichi un "noi" universale, poiché crede fermamente di non potere parlare per altri : egli non vuole diventare colui che prescrive cosa dovrebbe essere fatto . Dal momento che esistono forme di sapere-potere che impediscono di esprimere la propria libertà e la propria autonomia(11), reagire a questo dato di fatto significa adottare un atteggiamento critico attraverso il quale sviscerare le verità che le forme di sapere-potere impongono, e di trasformare o cambiare ciò che impedisce alla libertà ed alla autonomia individuale di esprimersi . Foucault è impegnato in continue battaglie contro il potere per svelare e scardinare quello stesso potere nei punti in cui è meno visibile ed insidioso . La sua critica manca di fondamenti normativi perché, in fin dei conti, tali fondamenti mancano anche alle forme di sapere-potere criticate (la molteplicità di fondamenti normativi delle forme di sapere-potere è vista come molteplicità di punti che si contraddicono, portando ad un gioco a somma zero) ; ciò che conta non è la critica, e non sono le forme di potere-sapere, ma l'atteggiamento dell'individuo che contrasta dovunque e comunque ciò che impedisce di esprimere la libertà e l'autonomia .
Foucault non può offrire in alcun caso fondamenti normativi positivi, poiché qualunque fondamento normativo ha un carattere di universalità che contrasta con il suo relativismo ; per onestà intellettuale verso la libertà e l'autonomia, Foucault può solo dubitare di tutto ed insegnare a dubitare di tutto, fornendo dei punti di vista antagonisti, dei veri e propri mezzi di destabilizzazione . Egli cerca di mettere in luce l'instabilità del sistema, i punti di resistenza in cui la rivolta e il controdiscorso sono possibili . E' un "cristo scettico" che può anche essere definito incoerente, confuso e contraddittorio, ma che, piuttosto di fornire un idea positiva e diventare automaticamente arma del potere (arma di verità degenerata), si limita a dimostrare come è possibile reagire. Non dice a cosa e a chi ribellarsi (non glielo permette la sua onestà intellettuale) ma certo dice che bisogna reagire . Quale esempio più evidente di rispetto del pensiero altrui di quello che lascia ad ognuno la libertà di schierarsi? Un cristo scettico, un "savio Don Chisciotte", non ha verità per nessuno e si limita a seminare irrequietezza, "radicale instabilità". Egli ha compreso che non esiste una sola forma di libertà, una sola forma di autonomia, per cui lascia ad ognuno aperta la possibilità di raggiungere il proprio obiettivo attraverso l'atteggiamento critico quotidiano. E' l'interrogazione permanente del presente, il rapporto diretto e biunivoco tra individuo e realtà, poiché solo il presente, ciò che è in atto, costituisce l'inizio del pensare. La "contingenza del tempo attuale" è lo sfondo insuperabile per l'individuo, nel senso che l'individuo non può assumere una posizione valida a priori, all'esterno del mondo che gli sta innanzi e del tempo in cui vive. Il soggetto è "condannato" alle condizioni storiche in cui vive, ma attraverso l'atteggiamento critico può esercitare la propria libertà, ricercando e superando gli effetti di dominio delle verità che ne condizionano l'esistenza (ovvero del potere che lo governa). Per fare questo, l'individuo contemporaneo deve inventare continuamente se stesso, deve prodursi senza sosta, deve crearsi diverso alla diversità del mondo . Non il semplice cambiamento, ma la molteplicità permette ad ognuno di raggiungere libertà e autonomia.