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Accanto ad uno spazio privato preesistente si sviluppava, come “vuoto” lasciato tra gli spazi domestici aggregati, un altro spazio in cui i cittadini si incontravano e che condividevano non come proprio, ma come comune, uno spazio reale, esterno alla casa, luogo di passaggio e di movimento, che portava da un oikos all’altro . Accanto ad uno spazio privato prodotto dall’aggregazione di un solo gruppo, ben definito, attorno al focolare domestico, faceva la sua comparsa un altro spazio, diverso dal precedente perché metteva casualmente in relazione i membri di varie famiglie, in modi e tempi imprevedibili, e che proprio per questo non apparteneva a nessuno in quanto singolo, ma a tutti in quanto comunità .

Due spazi, quindi, per una duplicità di "modelli" su cui definire la propria identità: a seconda del luogo in cui le persone si trovavano, adempivano a diverse e contrastanti attività, le une intese a lenire le pressanti necessità fisiche di autosostentamento e di riproduzione della famiglia, le altre esercitate per coesistere nel divergere delle opinioni che nascevano dall’incontrarsi nello spazio esterno all’oikos. Proprio a partire da questo “sforzo” per coesistere nella differenza, i membri della comunità impararono ad amministrare i mutevoli "affari umani" in uno spazio comune che nasceva e si sviluppava come altro a partire dallo spazio privato. Dalla sfera domestica carica di bisogni e necessità prendeva forma, in opposizione alternata alla continuità, la polis, lo spazio pubblico in cui "nessuna attività che servisse solo allo scopo di procurare mezzi di sussistenza, di alimentare il processo vitale, poteva essere ammessa" (2) .

 

Al centro del territorio cittadino, proprio per accentuarne il carattere vitale e pulsante, sorgevano gli edifici, civili e religiosi, che raccoglievano la comunità nei momenti dell’aggregazione e delimitavano gli spazi in cui il cittadino avrebbe gestito esclusivamente le incombenze pubbliche . "L’espressione che designa il campo politico: ta koina, significa : ciò che è comune a tutti, gli affari pubblici . Infatti vi sono, per i Greci, nella vita umana, due piani ben separati : un dominio privato, familiare, domestico (quel che i Greci chiamano economia : oikonomia) e un dominio pubblico, che comprende tutte le decisioni di interesse comune, tutto ciò che fa della comunità un gruppo unito e solidale, una polis nel senso proprio." (3)  Il luogo di raduno dell’assemblea dei cittadini diventava l’agorà (4), la piazza attorno a cui erano centrate tutte le costruzioni urbane, e che materialmente circoscriveva i confini di uno spazio "fatto per la discussione, d’uno spazio pubblico che s’oppone alle case private, d’uno spazio politico, in cui si discute e si argomenta liberamente" poiché "oltre alle case private, particolari, v’è un centro in cui sono dibattuti gli affari pubblici, e questo centro rappresenta tutto quello che è comune, la collettività come tale. Nella pubblica piazza ciascuno si trova uguale all’altro, nessuno è sottoposto a nessuno. Nel libero dibattito, che s’istituisce al centro dell’agorà, tutti i cittadini si definiscono come isoi, uguali, come homoioi, simili .Vediamo nascere una società, in cui il rapporto dell’uomo con l’uomo è pensato nella forma d’una relazione d’identità, di simmetria, di reversibilità" (5).

 

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