Incipit a mozzare il fiato.
"...è vero che le guerre si fanno per denaro, quindi per il potere, ma i giovani partono per il fronte e uccidono e si fanno ammazzare grazie alle parole in forma poetica, e dunque sono i poeti a vincere sempre le guerre..."
(Cercas Javier, Soldati di Salamina, Guanda, 2001)
"Perché la guerra è per eccellenza il tempo degli eroi e dei poeti..."
(Cercas Javier, Soldati di Salamina, Guanda, 2001)
E' l'emozione di un istante che immortala l'azione. Questo è il poeta.
"...perchè le parole sono fatte soltanto per esprimere se stesse, per dire il dicibile, cioè tutto tranne ciò che ci governa o ci spinge a vivere, ciò che siamo o ciò che è quel soldato anonimo e sconfitto, che adesso guarda quest'uomo il cui corpo si confonde con la terra e l'acqua fangosa della pozza, e che a un certo punto urla al vento senza smettere di fissarlo: «Qui non c'è nessuno!». Poi si volta e se ne va."
(Cercas Javier, Soldati di Salamina, Guanda, 2001)
L'accelerazione del cuore di una violenta emozione che, tutta insieme e senza tregua, segna indelebilmente il momento. Questo è l'eroe.
"Non chieda scusa, giovanotto. Non ha fatto niente di male. E comunque, alla sua età dovrebbe già aver imparato che gli uomini non chiedono scusa: fanno quello che fanno e dicono quello che dicono, e poi si tengono le conseguenze."
(Cercas Javier, Soldati di Salamina, Guanda, 2001)
Il poeta e l'eroe.
A volte sono la stessa persona.
"...un deserto smisurato e torrido e un soldato solo, che porta la bandiera di un paese che non è il suo, un paese che è tutti i paesi insieme e che esiste soltanto perché quel soldato tiene alta la sua bandiera negata, un soldato giovane, lacero, impolverato e anonimo, infinitamente minuscolo in quel mare fiammeggiante di sabbia all'infinito, che cammina in avanti sotto il sole nero del finestrino, senza sapere bene dove stia andando né con chi né perché, senza che gliene importi troppo purché sia in avanti, avanti, avanti, sempre avanti."
(Cercas Javier, Soldati di Salamina, Guanda, 2001)