Lo scrittore ha nel cassetto alcuni racconti brevi. Prende ago e filo ed inizia a cucire. Poi lima, martella, cesella ed aggiunge caricature, testo, pensieri. Ne esce una trama; ne esce un libro.
Il primo messaggio viene consegnato dal protagonista, il Nonno Stregone:
"Chi fa crescere quella nuvola, pensò il nonno, vuole che le parole non abbiano più la loro anima, che è lieve e pesante, poesia e spada, graffio sulla roccia e fatica sulla pergamena. Ci vuole muti, spaventati obbedienti.
Vuole che rivolgiamo il nostro odio non contro la sua nera potenza, ma contro i più deboli di noi.
E la nuvola beve i nostri pensieri."
(Stefano Benni, Pane e tempesta, Feltrinelli, Milano 2009, pag.160)
Poi ci sono i rutti, le scoregge ed i contropiede dello scrittore che riescono sempre a strapparci un sorriso.
Il secondo messaggio lo portano gli gnomi:
"Gli gnomi Pignomi esistono ancora. E sapete qual è il segreto? Invece dell'ecologia, usano la stoquilogia.
Amano il posto dove stanno, il segreto è tutto qui. Ma praticano anche la vieniquilogia, accolgono con gentilezza chi chiede ospitalità. E la vadovialogia: se cambiano posto, amano quello nuovo. Il consiglio che vi do è questo: se il bar sparirà, cercate un altro posto per stare insieme. E soprattutto non perdete mai la speranza. E dont ghivapp ior lov. Non rinunciate a ciò che amate."
(Stefano Benni, Pane e tempesta, Feltrinelli, Milano 2009, pag.192)
La disinvoltura è la stessa di quando, da piccolo, giochi e corri giù per la discesa e poi perdi l'equilibrio e rotoli e poi subito, con uno scatto, ti rimetti in piedi e guardi il cielo che pochi istanti prima hai visto al contrario.
"Nessun mostro è peggiore di quello che si nasconde. E nessun delitto è peggiore di quello del forte contro il debole. Maledetto chi ti porta via l'acqua, chi ti deruba del pane, chi ti toglie la libertà. Il tuo paese ha conosciuto ingiustizie e crimini, e ha servito mostri i cui artigli si chiamavano autorità, partito, investitura divina o gradimento del popolo. Altri ne verrano, mostri ipocriti e ridenti, ma tutti prima o poi faranno la stessa fine. Marciranno nel pozzo profondo della storia. Non devi obbedirgli, non devi diventare come loro.
Ma verranno giorni in cui il pozzo sarà quasi vuoto. Dovrai calare il secchio tante volte, aspettare e lottare, finchè troverai l'acqua preziosa per chi ne ha bisogno. Ti diranno che l'acqua è altrove, che ci sono modi più facili per averla, ti venderanno acqua d'oblio oppure avvelenata, ti uccideranno dicendo che l'acqua è soltanto loro. Ma conserva la speranza, torna ogni notte,cala il secchio e resisti, non aver paura."
(Stefano Benni, Pane e tempesta, Feltrinelli, Milano 2009, pag.243)
Più che un messaggio, un insegnamento di vita.
Le tre pagine del capitolo "Storia di Grandocca" rimangono nel cuore e non se ne staccano più.