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Nella polis ci si dimenticava di chi si era come privati e si ragionava come membri di un gruppo dove venivano concessi a tutti gli stessi diritti, e dove a tutti era offerto uno spazio di confronto. La "sfera pubblica permeata da uno spirito ferocemente agonistico, dove ognuno doveva costantemente distinguersi dagli altri, mostrare con gesta ed imprese fuori dal comune di essere il migliore di tutti" (2) era il palcoscenico su cui gli uomini esibivano il loro valore. I Greci crearono il primo spazio pubblico, politico e democratico della storia, a cui i cittadini accedevano, dimentichi della ricchezza materiale che gliene poteva derivare, per compiere quelle grandi ed immortali imprese che sole avevano valore: tutti i suoi membri credevano in esso ed erano convinti della sua necessità (3).

In questa prospettiva lo spazio pubblico, definito da un forte individualismo e dall’anticonformismo, ebbe senso e riuscì a sopravvivere fintantoché, da un lato, il numero dei cittadini della polis rimase ristretto e, dall’altro, il monopolio della gestione di quello spazio rimase nelle mani di pochi. Le città-stato e la loro sfera pubblica, fondata sul discorso e sull’eccellere delle attività dei singoli, riuscirono a sopravvivere fino a che organizzazioni numericamente superiori non ne esautorarono le funzioni, imponendogli un livellamento ed una massificazione letali.

Nella polis, infatti, l’apparire agli altri, l’uscire dal proprio piccolo mondo per imporsi all’attenzione generale era l’atteggiamento pubblico che più caratterizzava il comportamento dei cittadini . L’essere visti e sentiti, in una parola "pubblicizzare" le proprie capacità, era la soddisfazione massima, era la certificazione più illustre della propria presenza al mondo, dell’esserci non solo "per restarci", ma anche per compiere grandi imprese. La sfera pubblica, quindi, era intesa come "mondo" che "mette in relazione e separa gli uomini"(4), come legame che riunisce ed al contempo regge alla forza centrifuga dei singoli. "Solo l’esistenza di una sfera pubblica e la susseguente trasformazione del mondo in una comunità di cose che raduna gli uomini e li pone in relazione gli uni con gli altri si fonda interamente sulla permanenza. Se il mondo deve contenere uno spazio pubblico, non può essere costruito per una generazione e pianificato per una sola vita; deve trascendere l’arco della vita degli uomini mortali" (5).

 

L'evasione è un movimento. Qualcosa è accaduto.

L'evasione soffia nella realtà, la gonfia e la realtà scoppia in una proliferazione di immagini effimere, deliziose.

Sono voli di trapasso, sono impeti e non si contiene questo traboccare.


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