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"Una componente importante nell'impostazione anarchica dei problemi organizzativi è costituita da quella che potremmo definire la teoria dell'ordine spontaneo. Essa sostiene che, dato un comune bisogno, le persone sono in grado, tentando e sbagliando, con l'improvvisazione e l'esperienza, di sviluppare le condizioni per il suo ordinato soddisfacimento; e che l'ordine cui si approda per questa via è di gran lunga più duraturo, e funzionale a quel bisogno, di qualsiasi altro imposto da un'autorità esterna" (11). Il continuo interagire con gli altri nella vita di tutti i giorni dimostra che l'individuo ha una tendenza naturale a determinare autonomamente gli obiettivi comuni e a perseguirli . Forme di ordine spontaneo si costituiscono prima che l'individuo inserisca la sua azione in qualche sistema di potere: lo esige l'innata componente anarchica dei suoi atteggiamenti, che lo salva dall'essere definitivamente schiacciato sotto l'insostenibile peso di un sistema di potere. Senza la libertà del movimento spontaneo, dove, cioè, vigono il metodo e l'autorità, si realizza comunque qualcosa, ma in questo qualcosa manca la soddisfazione personale dell'agente, che da protagonista si trasforma in puro automa. L'ordine imposto con la forza delle strutture di potere ha uno sviluppo unidirezionale, mentre diametralmente opposto è l'ordine che si sviluppa spontaneamente in quanto rende gli individui consapevoli di essere "animali sociali" in grado di dare forma al proprio destino. Gruppi senza capi, individui che dirigono e sono diretti in un continuo "scambio di autorità e subordinazione", al fine di ottenere lo scopo preposto senza che la voce di nessun membro del gruppo sia messa definitivamente a tacere o subisca l'imposizione altrui. E' la reciprocità (12) la forma di convivenza che offre agli individui una dimensione "umana" in cui operare, che riporta insomma al metro dell'uomo la vita nel mondo. Mi sembra importante, a questo punto, sottolineare quanto sia infinitamente più difficile la via libertaria che impone un continuo confronto con l'errore ed il fallimento come caratteristiche tipiche dell'uomo, rispetto alla via del potere impositivo che preordina ogni cosa senza lasciare nulla al caso, limitando fortemente la creatività. L'anarchismo prevede una continua rimessa in discussione dell'individuo e del suo operato, e solo chi ha una forte considerazione di se stesso accetta di buon grado questa difficoltà, consapevole che gli è possibile raggiungere la felicità soltanto nella difficoltà del tendervi continuamente. Il piacere provato nella facilità è, certo, di gran lunga più superficiale e di breve durata.

"L'incredibile inefficienza di ogni organismo gerarchico - sia esso una fabbrica, un edificio, un'università, un negozio o un ospedale - risulta da due caratteristiche pressoché costanti. La prima consiste nel fatto che la conoscenza e la saggezza delle persone alla base della piramide non hanno alcuno spazio nelle decisioni prese dalla leadership al vertice della gerarchia. Eppure, spesso succede che siano loro a far funzionare l'istituzione nonostante gli organismi dirigenti; oppure che sabotino la funzione apparente dell'istituzione in quanto essa non corrisponde alle intenzioni di nessuno. Il secondo motivo che determina l'inefficienza di queste istituzioni gerarchiche è il fatto che il lavoro è imposto ai singoli dalla necessità economica e non si basa su quell'identificazione in un compito comune che sola può fare affiorare una leadership funzionale e mutevole" (13). La tendenza è quella di frenare lo sviluppo del singolo individuo impedendogli di ampliare le sue propensioni e costringendolo ad una ripetitività condita di imposizioni e limiti. La potenzialità naturale di ognuno sembra costretta alle catene dell'esecuzione non partecipata, della mera riproduzione di qualcosa già fatto altre innumerevoli volte, ed il prodotto appare infinitamente distante dal produttore, che non riconosce in esso la propria espressività, ma la propria costrizione. Perdere il contatto con il frutto del proprio agire è, credo, il primo passo verso il sentimento di frustrazione che caratterizza, purtroppo, sempre più membri della società occidentale contemporanea. Che significato ha l'esistenza di ognuno di noi, se non è possibile rendersi consapevoli di se stessi attraverso l'espressione di ciò che ci rende diversi ed irripetibili? Il libero sfogo delle proprie potenzialità è il sentimento di libertà più intenso dell'individuo che affronta la vita da protagonista, soddisfatto di quello che è e di quello che può diventare, invece che da inetto, sconfortato per ciò che è e terrorizzato da ciò che può diventare.

 

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