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"Era lucido, ma la sua non era la normale lucidità di tutti i giorni, quella che ammettiamo di possedere; era, invece, quella lucidità che l'indomani ci fa arrossire, forse perché dà alle cose che in genere consideriamo banali la grandezza che scorgono in esse i poeti e le religioni".

(Georges Simenon, La fuga del signor Monde, Biblioteca Adelphi, Azzate (VA) (1945) 2011, pag. 43)

Il signor Monde, in una giornata dall'anima in fiamme, ha uno sguardo nuovo, lucido appunto e dirompente, perché trasforma. Nel momento in cui il signor Monde cambia la chiave con cui interpreta il mondo che lo circonda, il mondo si trasforma. La sensazione di non appartenenza taglia come l'ascia una corda tesa e tutto sfugge. Non c'è più tempo né spazio per sentirsi. Inizia subito la ricerca. Per appartenere di nuovo.

"Poco prima, quando aveva deciso...Ma no, non aveva deciso niente! Non c'era stato niente da decidere. Quello che stava vivendo non era nemmeno una vera novità. Probabilmente lo aveva sognato spesso o ci aveva pensato così tanto che adesso aveva l'impressione di ripetere gesti già compiuti."

(Georges Simenon, La fuga del signor Monde, Biblioteca Adelphi, Azzate (VA) (1945) 2011, pag. 29)

Cambiare per qualcosa di percepito. Cambiare per le emozioni. Ma la fuga è reale e la vita, fino al giorno prima considerata banale, riceve una improvvisa luce di grandezza. Il futuro si apre e tutto è possibile. L'esistenza, un peso a tratti insostenibile, diventa una vela gonfiata e sospinta dal vento. La fatica si tramuta in leggerezza e tutto appare migliore. Non ripetersi più, liberarsi dai lacci del dovere, della convenzione sociale, della responsabilità per correre a capofitto nel nulla del caso. Perdersi nella sospensione ed arrangiarsi nell'imprevisto.

"Si girò pesantemente nel letto duro che sapeva di sudore. Si era riabituato agli odori del suo corpo, come quando era bambino. Per troppi anni, per gran parte dell'esistenza, aveva dimenticato l'odore del sudore, l'odore del sole, tutti gli odori della vita che gli adulti non sentono più perché hanno troppo da fare, e si chiedeva se non fosse proprio per quello..."

(Georges Simenon, La fuga del signor Monde, Biblioteca Adelphi, Azzate (VA) (1945) 2011, pag. 114)

E se fosse il corpo che il signor Monde aveva smesso di percepire? E se la ricerca di un altro se stesso non fosse altro che l'ultimo tentativo di sentire nuovamente il proprio corpo appartenergli? Non sentirsi più estraneo guardandosi allo specchio. Nuovi incontri, nuovi amori, amicizie e rivalità. Il nuovo ruolo che, a poco a poco, prende forma, prende anche peso. Appartenere ancora.

"Eppure non si era staccato dal suo corpo...Era un individuo che per molto tempo aveva portato in sé la propria condizione di uomo senza esserne consapevole, come altri si portano addosso senza saperlo una malattia...E ora, a un tratto, alla luce della luna, vedeva la vita in modo diverso, come se avesse dei portentosi raggi X.

Tutto ciò che prima aveva valore, la pelle, la polpa e la carne, ora non esisteva più, come d'altronde le apparenze e quasi tutto il resto, e al loro posto..."

(Georges Simenon, La fuga del signor Monde, Biblioteca Adelphi, Azzate (VA) (1945) 2011, pag. 139)

Cambiare il punto di vita.

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L'evasione è un movimento. Qualcosa è accaduto.

L'evasione soffia nella realtà, la gonfia e la realtà scoppia in una proliferazione di immagini effimere, deliziose.

Sono voli di trapasso, sono impeti e non si contiene questo traboccare.


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