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Dopo avere definito la natura della ragione pubblica, Rawls passa a discutere della concezione politica della giustizia  come "contenuto" della ragione  pubblica . "Assumo che questa concezione sia, in senso ampio, liberale, il che significa tre cose: primo, essa specifica certi diritti, libertà e opportunità fondamentali (del tipo che ci è familiare grazie ai regimi democratici costituzionali); secondo, assegna a tali diritti, libertà e opportunità una speciale priorità, soprattutto rispetto alle pretese del bene generale e dei valori perfezionistici; terzo, sostiene misure che assicurino a tutti i cittadini i mezzi onnivalenti indispensabili per un uso effettivo delle libertà e opportunità fondamentali" (6).

 

Una  concezione della giustizia (7), secondo Rawls, è politica solo se si applica alla "struttura di base della società" (le principali istituzioni politiche, sociali ed economiche), e solo se è indipendente da ogni dottrina religiosa o filosofica . Questo significa che i principi della giustizia politica non possono appellarsi a dottrine religiose e filosofiche "comprensive" (che custodiscono ognuna una propria verità) , ma devono "basarsi su verità chiare, ampiamente accettate (oggi) dalla generalità dei cittadini o ad essa accessibili"(8). E' l'idea di giustizia come equità, in cui Rawls fissa un concetto essenziale: nessun cittadino, o  associazione che lo raggruppi, ha il diritto di usare il potere statale per decidere gli elementi costituzionali essenziali (i poteri dell'esecutivo, del legislativo  e del giudiziario; la regola della maggioranza; il diritto di voto ; la libertà di coscienza, di pensiero e associazione ; la protezione del governo dalla legge) secondo i dettami della sua dottrina comprensiva. In altri termini, per fare in modo che permanga continuativamente nel tempo una società giusta e stabile di cittadini liberi ed eguali (che restano profondamente divisi da dottrine religiose, filosofiche e politiche), Rawls introduce l'idea di "consenso per intersezione", secondo la quale i principi di giustizia, per l'ambito del politico, si radicano nello "spazio di intersezione" delle dottrine comprensive . "La condivisione della giustizia come equità si avvarrà delle ragioni che ciascuno ha, entro la propria dottrina comprensiva, per aderire ai valori politici fondamentali che la giustizia come equità ordina e specifica" (9).


La giustizia come equità rappresenta il nucleo del principio di neutralità liberale applicato alla varietà di dottrine comprensive (con tutto il loro portato di prospettive e di concezioni) "inevitabilmente presenti" in una società democratica .
Un esempio, illuminante a riguardo, è quello dei giudici, i quali, in special modo, non possono invocare la propria morale personale, le proprie idee religiose o filosofiche, né richiamarsi a valori politici, ma devono fare appello a quei valori politici (costituzionali) che esprimono il modo più ragionevole di intendere i valori politici di giustizia e di ragione pubblica. La loro responsabilità civile, e, per estensione, anche quella di ogni altro cittadino, deve fondarsi sui canoni della ragionevolezza e della razionalità . Il giudizio che il giudice formula ed il principio cui il cittadino si ispira, devono richiamarsi alla concezione politica che combina i valori della giustizia e della ragione pubblica .

 

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